Tutto iniziò alcuni anni fa quando la NASA inviò in orbita alcuni campioni di licheni. Si pensava allora che i raggi cosmici li avrebbero distrutti, ma non fu così: resistettero per oltre due settimane. Allora si pensò di ripetere l’esperimento e, dieci anni fa, partì verso lo spazio uno shuttle con a bordo una serie di campioni di funghi criptoendolitici antartici e alcuni licheni. Furono posizionati in una piattaforma studiata per l’esposizione nello spazio. Dopo alcuni mesi di esposizione al vuoto spaziale, tornati sulla Terra furono presi in consegna dallo scienziato Silvano Onofri dell’Università della Tuscia. Alla fine, dopo una serie di studi e analisi specifiche, a 5 anni dall’esperimento, il risultato fu che i campioni di funghi e licheni esposti alle insidie dello spazio avevano resistito e, tornati sulla Terra, avevano ripreso il loro ritmo vitale. Quindi si è voluto dimostrare che “il seme della vita” può venire dallo spazio, trasmesso da comete o meteoriti.
Questo esperimento con l’ESA, la NASA e l’Università della Tuscia fu presentato da Accademia Kronos in un convegno pubblico a Viterbo. Alcune esperienze precedenti avevano permesso di verificare come alcuni esseri viventi (unicellulari) riescissero a vivere in ambienti considerati, fino a pochi anni fa, assolutamente avversi alla vita. – “Molto spesso – ha dichiarò il prof. Silvano Onofri, – si pensa che gli esseri viventi più resistenti alle condizioni estreme siano i batteri, in realtà alcuni funghi hanno dimostrato di avere un maggior grado di resistenza“. A questo punto l’antica teoria della panspermia-cosmica, ovvero che la vita sulla Terra sia potuta arrivare dallo spazio, si fece più che credibile.
La panspermia è una teoria scientifica che suggerisce che i semi della vita (in senso ovviamente figurato) siano sparsi per l’Universo, e che la vita sulla Terra sia iniziata con l’arrivo di questi semi, i quali, trovando condizioni favorevoli, abbiano dato il via alla vita come noi oggi la conosciamo. È implicito e logico pensare che ciò possa accadere anche su molti altri pianeti. Per estensione, i semi si potrebbero considerare anche semplici molecole organiche.
La teoria ha le sue origini dalle idee di Anassagora, un filosofo greco, e si è rivitalizzata a partire dall’Ottocento con Lord Kelvin, con il fisico Hermann von Helmholtz e, nei primi decenni del Novecento, con il chimico e premio Nobel svedese Svante Arrhenius, mentre nell’ultimo quarto del XX secolo il testimone è passato agli astronomi Fred Hoyle e Chandra Wickramasinghe. Nel primo decennio del XXI secolo la teoria ha ricevuto alcune conferme sperimentali nel ritrovamento, da parte della sonda Stardust, di tracce di ammine e lunghe catene carboniose nei materiali raccolti dalla cometa Wild-2.
Grazie ai grandi telescopi orbitanti intorno alla Terra abbiamo appurato che ogni stella, non solo della nostra galassia, ma delle altre miliardi di galassie e di ammassi stellari è un sole con una coorte di pianeti. Secondo i parametri biologici che conosciamo in ogni sistema solare esiste una fascia della vita (non troppo vicina e non troppo lontana dal Sole), ebbene una stella su cinque potrebbe avere uno o due pianeti all’interno di questa fascia “abitabile” dalla vita così come noi scientificamente la concepiamo. Altro elemento necessario allo sviluppo della vita, oltre ad un’atmosfera respirabile, è l’acqua. Qualcuno fino a poco fa pensava che anche questo elemento fosse una rarità apparsa solo sul nostro pianeta, invece l’acqua è presente ovunque. Si pensi che nella nebulosa di Orione, ogni giorno si crea tanta di quell’acqua equivalente a formare mille oceani terrestri!
Di recente anche nell’ambito dei vertici religiosi del nostro Cattolicesimo ci si comincia a discostarsi dall’obsoleto concetto “tolemaico” dell’universo e invece ad aprirsi alle nuove realtà e scoperte scientifiche. Sta di fatto che circa tre anni fa, nell’ambito di un simposio internazionale di astrofisica, alcuni religiosi cattolici affermarono “che il buon Dio può aver creato la vita anche su altri pianeti, d’altronde Dio è onnisciente, onnipresente ed onnipotente“.