Si sostiene da più parti che la Covid-19 derivi da un Coronavirus animale trasmesso all’uomo; in presenza di cambio di specificità (animale-uomo) può essere utile andare ad indagare sugli amminoacidi che costituiscono la proteina Spike, ossia il mezzo che aiuta il virus a riconoscere ed aggredire l’ospite. Questo è quello che hanno fatto dei ricercatori indiani (1), i quali, dopo aver allineato e confrontato le sequenze degli amminoacidi proteici della glicoproteina Spike del Sars-CoV-2 (Covid-19) con quelle del Bat-Sars-Like, Sars-GZO2 e MERS, hanno constatato una maggiore somiglianza col Sars-GZO2.
I ricercatori indiani hanno evidenziato nella glicoproteina Spike della Covid-19, quattro inserimenti non riscontrabili in nessun altro coronavirus, ma corrispondenti a tratti di amminoacidi dell’HIV-1 gp120 e Gag appartenenti alla glicoproteina spike del virus HIV-1, da loro verificato su Database NCBI.
Questo significa che hanno confrontato le sequenze virali, formate da migliaia di basi di centinaia di coronavirus con quelle contenute su Database NCBI; risulta abbastanza improbabile che tali inserimenti siano dovuti al caso, ovvero prodotte per successive mutazioni.
Nel medesimo articolo si afferma che tre degli inserimenti che non sono contigui nella sequenza proteica primaria della glicoproteina spike 2019-nCoV, convergono nella struttura terziaria per costituire i componenti chiave del sito di legame tra la proteina Spike e la cellula ospite. Questa disposizione determina una migliore affinità e interazione con i recettori delle cellule umane ospiti, quindi questo cambiamento strutturale potrebbe anche aver aumentato le diverse tipologie di cellule ospiti che il Covid-19 può infettare.
Tale ricerca è stata oggetto di vivaci reazioni contrarie, ma anche a favore, come quella di qualche giorno fa del virologo francese Luc Montagnier, vincitore del premio Nobel per la Medicina nel 2008 per i suoi studi sull’Aids. Secondo il virologo il virus della Covid-19 “è stato manipolato e rilasciato da un laboratorio di Wuhan nell’ultimo trimestre del 2019”; infatti ad un’emittente francese (Pourquoi Doctor), specializzata in Medicina e salute, Montagnier spiega: “insieme al biomatematico Jean-Claude Perez, abbiamo analizzato attentamente il genoma di questo virus a RNA, evidenziando alcune sequenze del virus Aids, inserite nel genoma del coronavirus” e conclude “forse volevano fare un vaccino contro l’Aids utilizzando un coronavirus come vettore di antigeni”.
A mio modesto parere le due ipotesi non sono così inverosimili per diversi motivi:
a) Alta contagiosità del Covid-19 rispetto alla Sars e a tutti gli altri virus influenzali.
b) A differenza di altri coronavirus, quello della Covid-19 provoca danni non solo ai polmoni, ma anche al cuore, ai reni, all’intestino e al cervello per mezzo del recettore ACE2 presente in tali organi al quale si lega la proteina Spike.
c) L’esperienza e l’autorità accademica di Luc Montagner, il quale è stato il primo ad individuare il virus HIV.
d) La tendenza delle industrie farmaceutiche a specializzarsi nella produzione dei vaccini, al fine di migliorare i propri introiti, come confermato negli Stati Uniti dal Dr. Shiva fondatore del e-mail nel lontano 1978, a un network americano.
e) Sembra sempre più evidente l’incidente involontario del laboratorio di Wuhan, dopo i chiarimenti sempre più stringenti richiesti dai governi degli Stati Uniti, Francia e Inghilterra alla Cina.