a cura della Dott.ssa Ilaria Falconi

Abbiamo guadagnato, se così si può dire, un mese rispetto lo scorso anno nell’Overshoot day, e questo a causa della pandemia da coronavirus. Tuttavia la situazione planetaria generale preoccupa profondamente tutto il mondo scientifico.

Sabato 22 agosto, è stato l’Earth Overshoot Day, il giorno in cui la popolazione mondiale ha già consumato interamente tutte le risorse prodotte dal pianeta nell’intero anno.
Tale giorno non ricade in una data fissa o celebrativa, come ad esempio la giornata dell’ambiente o della biodiversità, in quanto è il Global Footprint Network, organizzazione no profit di ricerca internazionale, a calcolare dal 1971 la giornata di debito ecologico che ogni anno avviene prima, allontanandosi dal termine dell‘anno, ovvero dal 31 dicembre.

Il giorno dell’Earth Overshoot Day si ottiene calcolando il rapporto tra la bio-capacità del pianeta, ossia l’ammontare di tutte le risorse che la Terra è in grado di generare annualmente, e l’impronta ecologica dell’umanità, ovvero la richiesta totale di risorse per l’intero anno.
Tale data, nell’arco di circa 40 anni, è passata dal 29 dicembre al primo agosto.

Tuttavia quest’anno il lockdown ha posticipato la data dell’Earth Overshoot Day di 24 giorni raggiungendo i valori del 2005. Tale riduzione non rappresenta una soluzione alla crisi ambientale e climatica, che ha invece necessità di modifiche strutturali, tecnologiche e comportamentali, ma solamente un esito temporaneo determinato dalle misure restrittive previste dal Governo.

Durante il knockdown, purtroppo, non si è tenuto conto di ciò che abbiamo osservato nei mesi di lockdown. Tale momento storico, infatti, non ha rappresentato un’occasione unica per rilanciare un nuovo modello economico avente una maggiore attenzione alla biodiversità e basato su uno sviluppo ambientale e culturale. La ripresa economica non è stata distonica con la tutela dell’ambiente.

Da tre giorni, quindi, abbiamo un debito ecologico enorme con l’ambiente: le risorse naturali rinnovabili della Terra sono esaurite e la perdita della biodiversità e dei servizi ecosistemi ad essa legati continua ad incrementare.
L’inversione di tendenza è assolutamente necessaria ed urgente in quanto il capitale naturale destabilizzato e indebolito dalla perdita di biodiversità è in grado di determinare impatti irreversibili sulla salute umana.

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A volte un “singolo” albero, se piantato da ognuno di noi, può fare la differenza. Come la singola goccia d’acqua portata dal piccolo colibrì della favola, a cui si ispira la campagna “Io faccio la mia parte”, può diventare un “mare” se portata a tutti gli animali della foresta, così un singolo albero se piantano da ognuno di noi può diventare un vero e proprio bosco, “Il Bosco dei Giusti”.

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