E’ quella cinese una flotta per la pesca immensa con circa 160 mila unità tra paranze piccole, medie e barche d’altura e con decine di gigantesche navi fattoria, letteralmente fabbriche di cibo galleggianti che trasformano subito il pescato in confezioni da vendere nei mercati. Queste “brave persone ambientaliste” stanno arando nel vero senso della parola i fondali marini con reti che superano anche il Km di lunghezza.
Dove quest’Armada Cinese passa resta il deserto. Ora, visto che hanno “depredato” parte dell’Oceano Pacifico, stanno tentando di profanare anche il tempio mondiale della biodiversità che è il mare delle Galapagos (*). Sono state localizzate a sud delle isole Galapagos oltre 300 imbarcazioni da pesca d’altura più alcune navi fattoria pronte a trattare il pescato. Qualche imbarcazione del “Dragone” tenta anche d’entrare nelle acque protette delle Galapagos spegnendo i localizzatori, in modo da non farsi tracciare. Per tutti gli scienziati del mare la Cina è il principale responsabile al mondo della cosiddetta “IUU“, sigla inglese che denota la pesca illegale, non registrata o non regolata, principale minaccia alla biodiversità oceanica. Ora il governo cinese, accerchiato da scienziati e ambientalisti di tutto il mondo, a parole ha presentato una nuova politica di “tolleranza zero” per contrastare la pesca illegale nel Pacifico.
Continua invece la devastazione della fauna ittica lungo le coste orientali dell’Africa dove la IUU continua indisturbata. Al momento a parte qualche presa di posizione, documenti di protesta e articoli, come il presente, ancora nessuno è riuscito a fermare questa devastazione planetaria. Solo Greenpeace ci ha provato, ma è come una formica che vuole fermare un elefante. Di questo passo tra dieci anni gran parte dei mari terrestri avranno solo plastica e qualche pesce sopravvissuto!
In questa gravissima situazione deve intervenire l’ONU perché in effetti si sta minacciando il futuro dell’umanità. Ma l’intervento dell’ONU non deve essere il solito grido di protesta al vento, ma qualcosa di più concreto! L’Equador da parte sua ha già inviato navi da guerra per tutelare il santuario delle Galapagos.