Si è parlato molto dei luoghi dove si può annidare il supernominato virus SARS-CoV-2, talmente piccolo (0,1 – 0,2 micron) che può vedersi solo al microscopio elettronico; ci si chiede quando può sopravvivere in aria e a quale distanza.
Alcuni ricercatori della Princeton University, UCLA e National Institutes of Health sulla rivista scientifica New England Journal of Medicine 2020 affermano che “la trasmissione per via aerea non solo è plausibile, ma che il virus può rimanere disperso nell’aria fino a 3 ore” (1), per esempio dopo un colpo di tosse. Capiamo tutti che la distanza di sicurezza in un ambiente chiuso dipenderà dall’umidità, dalla ventilazione e dal riciclo dell’aria; in linea teorica il virus potrà viaggiare all’interno dello spazio chiuso per diversi metri prima di planare su qualche superficie e/o su un’ignara persona che staziona nell’ospedale, nella metro, nel treno e/o autobus.
Per quanto riguarda i mezzi pubblici, tale tesi viene confermata da diverse pubblicazioni internazionali:
-(Scaling of contact networks for epidemic spreading in urban transit systems) “trasporto pubblico nelle nostre città è altamente vulnerabile a focolai di malattie come la pandemia globale di coronavirus (COVID-19)”
-“Gli spazi ristretti e la limitata ventilazione dei veicoli del trasporto pubblico potrebbero provocare infezioni tra i passeggeri (Coronavirus can travel twice as far as official ‘safe distance’ and stay in air for 30 minutes, Chinese study finds).
Vi elenco alcune delle misure adottate in Cina dopo l’avvento del Covid 19 in modo epidemico:
– In Cina, nonostante la maggior parte del paese fosse in stato di blocco, il trasporto pubblico è stato completamente sospeso a Wuhan (Gennaio, Febbraio) e nella sua cintura dei pendolari
(China coronavirus: three cities join Wuhan in quarantine lockdown as Beijing tries to contain deadly outbreak) .
– Gli autobus venivano quindi utilizzati solo per spostare il personale medico e consegnare le merci.
– Le maschere sono obbligatorie per tutto il personale e i passeggeri, come è prassi comune in tutta l’Asia
(Face masks and coronavirus: how culture affects your decision to wear one).
– In una città tipica come Shenzhen la flotta degli autobus viene disinfettata dopo ogni viaggio; particolare attenzione è rivolta a sedili, braccioli e maniglie. Nei depositi e negli scambi, questo viene fatto ogni due ore.
– In tutta la Cina, i posti di blocco del controllo sanitario (China’s subways track commuters as security takes on a silent, hi-tech face) vengono utilizzati nelle stazioni ferroviarie e metropolitane (nonché in molti edifici pubblici e privati). Ciò consente il controllo della temperatura e la tracciabilità del movimento delle persone, in caso di contatto con un sospetto vettore COVID-19. In molti taxi, autobus e vagoni della metropolitana, i passeggeri sono incoraggiati a scansionare un codice QR per registrare il loro nome e numero di contatto, per aiutare a rintracciare i contatti (Contact tracing).
– I promemoria di educazione pubblica vengono trasmessi ai passeggeri costantemente attraverso i monitor delle stazioni, metropolitane e treni.
– Le città di tutta l’Asia forniscono gel disinfettante per le mani nei veicoli di trasporto pubblico e negli scambi.
– Per aumentare la ventilazione naturale e ridurre il rischio di infezione, alcuni operatori hanno aperte le bocchette delle finestre annullando o riducendo l’aria condizionata.
– A Shanghai, la luce ultravioletta viene utilizzata per disinfettare gli autobus.
Quali di queste misure sono state adottate in Italia?
Diverse autorità straniere: Cina, Australia hanno ammesso pubblicamente il pericolo dei mezzi di trasporto per il contagio da coronavirus e messo in atto diverse misure di quelle precedentemente elencate.
Mi chiedo se in Italia il pericolo ambientale sia stato trascurato, pensando che il semplice distanziamento possa ridurre il contagio.
Per quanto riguarda la sopravvivenza sulle superfici il virus SARS Cov-2, risulta più alta sulla plastica e acciaio inossidabile (fino a 72 ore), molto meno su superfici di rame e cartone (1).
Risulta ormai chiaro che tutti possiamo essere colpiti, in tutte le fasce di età, da patologie anche gravi, così come dichiarato dalla Dott.ssa Maria Van Kerkhove, capo dell’unità delle zoonosi e delle malattie emergenti dell’ OMS; tale tesi viene avvalorata dalle seguenti constatazioni:
– il Dott. Michael Ryan, il massimo esperto delle emergenze dell’OMS, ha dichiarato che il 20% delle morti in Corea erano persone di età inferiore ai 60 anni e il 15% delle persone in terapia intensiva in Italia avevano meno di 50 anni.
– inoltre nello stato di New York quasi il 54% dei pazienti ospedalizzati con coronavirus aveva tra 18 e 49 anni, ha dichiarato il Governatore Andrew Cuomo qualche giorno fa.
-Negli Stati Uniti, le persone di età inferiore ai 44 anni costituiscono il 20% dei pazienti ospedalizzati con coronavirus, secondo un rapporto pubblicato dal Centers for Disease Control and Prevention la scorsa settimana.
Questi dati confermano senza ombra di dubbio che i giovani non sono affatto “immuni” da questo virus; possiamo solo affermare che mediamente si difendono meglio rispetto agli anziani.
– Non avendo ancora un vaccino o farmaco specifico, possiamo difenderci migliorando il nostro sistema immunitario; quali integratori prendere: ottimi antivirali sono la Vitamina C e la Quercitina, mentre risultano molto utili il trans-resveratrolo e la sua forma attiva (la Polidatina) che limitano l’azione virale, impedendo alle trascrittasi di replicare il virus una volta entrato nelle cellule.