A fine marzo ha fatto clamore la notizia della morte dell’ultimo esemplare maschio di rinoceronte bianco con conseguente estinzione della specie. Le cause che hanno portato alla sua estinzione, inutile dirlo, non sono state naturali, ma indotte dall’attività di sfruttamento/bracconaggio dell’uomo!

A marzo in Kenya (vicino al villaggio di Mai Mahiu) si è creata una grossa frattura nel terreno, profonda fino a venti metri e lunga dieci chilometri. La frattura si trova all’interno della Rift Valley, la lunga valle africana creata dalla separazione tra due placche tettoniche in formazione, la placca africana nubiana, che comprende quasi tutto il continente africano, e la placca tettonica somala, che si estende più o meno sotto la Somalia, parte dell’Etiopia, del Kenya, della Tanzania e del Mozambico, oltre che sotto parte dell’oceano Indiano e tutto il Madagascar.

Non solo dall’Africa ci giungono le minacce dei terroristi islamici, lo sbarco infinito di migranti, le ondate di calore, ora anche la Aethina tumida, un coleottero specializzato nel distruggere gli alveari. Tempi duri, anzi durissimi, per le nostre api che debbono vedersela, oltre che con i veleni sparsi nelle campagne, con funghi parassiti e con i cambiamenti climatici, ora anche con un insetto definito dagli apicoltori il "killer degli alveari".

Il licaone (Lycaon pictus) è di sicuro il canide più caratteristico del continente africano. Questo animale vive in diverse zone a sud del Sahara (sebbene la sua distribuzione non sia uniforme), in ambienti di savana o boscaglia aperta. Esso è l’unico rappresentante del genere Lycaon e rispetto al genere Canis (cani, lupi, coyote e sciacalli) ha solo quattro dita, invece di cinque, nelle zampe anteriori e ha una dieta "ipercarnivora" (alimentazione totalmente a base di carne).

I dik dik, almeno in zoologia, non sono il gruppo musicale italiano formato nel 1965*, ma delle piccole antilopi appartenenti al genere Madoqua. Sono quattro le specie attualmente viventi (Madoqua gunther, Madoqua kirkii, Madoqua piacentinii e Madoqua saltiana) e, grazie alle loro ridotte dimensioni, risultano essere le antilopi più piccole esistenti, nonché i ruminanti più piccoli oggi conosciuti.

In Italia una versione di fantasia dell’ippopotamo è stata per molto tempo la "mascotte" di una nota marca di pannolini per bambini, pertanto tale animale, almeno dalle nostre parti, è stato spesso identificato come una creature mansueta ed innocua. Nulla di più lontano dalla realtà, infatti avvicinarsi troppo ad un territorio presieduto da un gruppo di ippopotami può risultare estremamente pericoloso. Basti pensare che in Africa le sue aggressioni rappresentano la maggiore causa di morte per l’uomo legata agli attacchi degli animali, superando anche coccodrilli e leoni.

Probabilmente osservando un’okapi (Okapia johnstoni) la prima cosa che salta all’occhio sono le strisce bianco-nere sulle zampe anteriori e posteriori. Proprio tale caratteristica indusse in errore i primi esploratori/studiosi europei, che credettero questo animale una sorta di incrocio tra una zebra e una giraffa (quello che sarebbe potuto essere l’anello di congiunzione tra equidi e giraffidi).