I camaleonti (Chamaeleonidae) sono una famiglia di rettili squamati appartenenti al sottordine dei sauri (Sauria/Lacertilia). Sono molto variabili nelle dimensioni, vanno dai 2-3 cm del Brookesia micra ai 60 cm del Calumma parsonii (camaleonte di Parson).
Delle oltre 100 specie conosciute, la maggior parte si trova in Africa (col 40% di esse endemiche del Madagascar) e le restanti in alcune regioni dell’Europa meridionale (Andalusia e Grecia), in Asia Minore/Medio Oriente e nell’India occidentale.
Differenze interspecifiche a parte, i camaleonti possiedono diversi caratteri morfologici peculiari e comuni a tutte le specie della famiglia:
• zampe formate da due dita principali (ciascuna delle quali con due o tre artigli) in posizione opposta, usate come tenaglie per afferrare i rami;
• occhi che possono ruotare e mettere a fuoco indipendentemente l’uno dall’altro (caratteristica unica nel mondo animale). Grazie a ciò i camaleonti possono osservare l’ambiente che li circonda a 360° senza doversi spostare. Entrambi gli occhi sono per la maggior parte coperti dalle palpebre.
• lingua muscolosa ed incredibilmente lunga, che può essere tirata fuori e ritratta molto velocemente, quasi fosse una “molla”. La parte terminale è formata da una “palla” di muscolo intrisa di saliva appiccicosa, che serve a catturare le prede (per lo più insetti). La velocità della lingua è in contrapposizione con i lenti movimenti dei camaleonti.
• totale assenza delle orecchie, sembra che comunichino tramite le vibrazioni dei rami;
• tutte le specie sono diurne e attive maggiormente al mattino e nel tardo pomeriggio.
Di seguito altre caratteristiche che, sebbene distintive e presenti in varie specie, non sono comuni a tutti gli esponenti della famiglia:
• la maggior parte dei camaleonti sono ovipari (depongono le uova), tuttavia un piccolo quantitativo di specie, come ad esempio il camaleonte di Jackson, sono ovovivipare (le uova, dopo la fecondazione, sono incubate e si schiudono all’interno dell’organismo materno);
• varie specie di camaleonti hanno particolari appendici cornee/ossee sul muso, probabilmente gli esponente più rappresentativi, in tal senso, sono i maschi di camaleonte di Jackson (Trioceros jacksonii) con i loro tre corni sulla testa;
• in molte specie, ma non tutte, c’è un evidente dimorfismo sessuale. Il maschio arriva ad essere anche il doppio della femmina;
• la capacità di cambiare colore è probabilmente una delle caratteristiche base che, almeno nel senso comune, identificano i camaleonti (lo stesso termine “camaleontico”, associato ad una persona mutevole, incostante nelle opinioni, ne è una diretta derivazione). Tuttavia, in realtà, tale peculiarità è comune a molti, ma non a tutti i camaleonti.
Riguardo l’ultimo punto, la capacità di cambiare colore, sarà interessante fare un piccolo approfondimento.
Recenti studi hanno dimostrato come la causa prima del cambio di colore non sia il mimetismo, ma la manifestazioni di specifici stati emozionali e di particolari condizioni fisiche. Ad esempio durante i combattimenti intraspecifici i contendenti assumono tonalità più vivaci come forma di minaccia ed intimidazione, oppure al variare della temperatura ambientale si scuriscono o si schiariscono per aumentare/diminuire l’assorbimento del calore attraverso la luce.
Fino a poco tempo fa si credeva che i camaleonti cambiassero colore grazie alla presenza di particolari cellule, chiamate cromatofori, che attraverso la dispersione e il raggruppamento dei melanosomi (organuli contenenti pigmenti) fossero in grado di far mutare colore alla pelle dell’animale (similmente a come avviene nei polpi).
Di recente il gruppo di studio dell’università di Ginevra coordinato dallo scienziato Michel Milinkovitch ha dimostrato l’inesattezza di suddetta tesi.
Nella pelle dell’animale sono presenti i cromatofori, ma essi hanno solo un ruolo nel determinare la brillantezza/scurezza del colore.
Il vero meccanismo alla base del cambiamento di colore è un’eccezionalità nel regno animale e si basa sulla presenza di un doppio strato di cellule, appena sotto l’epidermide semi trasparente, composto da cristalli fotonici*. Questi ultimi, variando in densità e conformazione, possono alterare selettivamente la rifrazione delle diverse lunghezze d’onda della radiazione luminosa. Il primo strato influenza la tonalità, mentre il secondo strato serve a limitare l’assorbimento della radiazione infrarossa per prevenire un eccessivo surriscaldamento.
* In ottica il cristallo fotonico è una struttura in cui l’indice di rifrazione della luce può essere modulato su scale che arrivano alle singole lunghezze d’onda.
I cristalli fotonici nei camaleonti sono strutture formate da moltissimi cristalli di guanina (dal diametro di circa 100 nm, ossia 0,0001 mm) immersi in un contorno citoplasmatico, che possono variare la distanza reciproca.
Sfruttando la dipendenza delle proprietà ottiche dei cristalli in base alla loro distanza relativa, i camaleonti possono cambiare colore della pelle. Ad esempio quando i cristalli di guanina si dispongono a distanza ridotta viene favorita la riflessione della luce blu, che, unita alla naturale pigmentazione gialla della pelle, tende a restituire il tipico colore “verdastro”. Diversamente quando i cristalli si dispongono a maglia più larga, viene favorita la riflessione della luce a lunghezza d’onda maggiore e il colore percepito passa dal verde al giallo-arancione.
Nella foto un esemplare maschio di camaleonte di Jackson (Trioceros jacksonii). Esteriormente la femmina si differenzia dal maschio nella colorazione, più tendente al marrone, e per avere un’unica appendice ossea sul muso, invece di tre. Questa specie è diffusa nell’Africa orientale.
Il Brookesia micra è il più piccolo camaleonte conosciuto. L’adulto non supera i 3 cm di lunghezza (coda compresa). Il suo areale è ristretto alla sola isola di Nosy Hara, situata a circa 5 chilometri dall’estremità nord-occidentale del Madagascar.